5 consigli per visitare Expo con i disabili
Dopo più di un mese dalla nostra prima visita siamo tornati a Expo2015 per cercare di completare l'esperienza. Ovviamente non ci siamo riusciti: troppo da vedere e tantissima gente, ma per noi sono entrambe cose positive: meglio fare una coda per Expo che per ritirare una raccomandata di Equitalia. Insieme a noi questa volta c'era un'amica ipovedente, e questo ci ha consentito di sperimentare di persona quello che in questa manifestazione - ormai possiamo definirla il successo dell'anno - si è messo a punto, per aiutare i visitatori che hanno bisogni speciali.
Consiglio N.1 - Acquistate il pacchetto speciale
Per visitare Expo2015 con un disabile potete acquistare un pacchetto speciale: il pacchetto per la visita in un giorno fisso costa complessivamente solo 17 euro; l'accompagnatore è compreso.
Consiglio N.2 - Non dimenticate a casa il contrassegno
A volte la disabilità è evidente, altre volte meno. Ricordatevi dunque di portare sempre con voi il contrassegno (è sufficiente quello intestato della macchina) oppure portate la certificazione: in alcuni padiglioni gli addetti hanno istruzioni precise, e possono far entrare le persone facendo evitare loro la coda, solo se mostrano un documento che certifichi la loro disabilità.
Consiglio N.3 - Cercate l'ingresso riservato all' area espositiva.
Venendo dalla stazione ferroviaria di Rho Fiera o dalla metropolitana, il tornello riservato ai disabili e alle donne in gravidanza è sulla destra.
Consiglio N.4 - Il numero degli accompagnatori
Normalmente ogni disabile ha diritto a due accompagnatori, fa eccezione (fra quelli che abbiamo visitato) il padiglione italiano dove per ogni disabile è possibile un solo accompagnatore, a meno che l'altro sia minorenne. Tenetene conto per evitare fastidiose recriminazioni.
Consiglio N.5 - C'è coda e coda
Anche le modalità di ingresso sono diverse da padiglione a padiglione. In Russia, Qatar, Marocco e Chile siamo entrati direttamente saltando tutta la fila (mostrando il contrassegno nonostante il bastone bianco della nostra amica). Lo stesso vale per entrare a visitare il Kazakistan, ma abbiamo fatto tardi e anche per la "nostra" coda erano previste due ore, che avrebbero portato alla chiusura del padiglione. In Ecuador e Giappone c'è una coda parallela con ingresso facilitato: in Giappone la coda standard era di quattro ore, mentre quella speciale era di un'ora e mezza.
Ora però cerchiamo di raccontare anche ciò che abbiamo visto: prima di tutto, un sacco di gente, nella stragrande maggioranza contenta di essere lì e in grado di fare le file in modo normalmente educato e ordinato. C'erano anche fisiologiche eccezioni che cercavano di fare i furbetti, ma essere in coda da ore trasforma i visitatori più educati in anticorpi piuttosto potenti contro questi piccoli virus di maleducazione.
Giappone
Obiettivamente è il padiglione più bello, e non solo per la tecnologia costruttiva che unisce la natura del legno alla capacità antisismica con cui è assemblato nella struttura esterna. Una volta dentro si capisce perché le code per visitarlo siano così lunghe.
Per cominciare, è l'unico fra quelli che abbiamo visitato ad avere sfruttato in modo intelligente e innovativo l'interazione fra sito espositivo e nuove tecnologie. Una app-radio consente di alleviare l'attesa ascoltando Hello Kitty, la radio ufficiale del padiglione giapponese, che alterna musiche tradizionali, sigle dei migliori manga, Japan pop e le colonne sonore del padiglione.
Ma non è tutto.
Una vera e propria app interattiva consente di interagire con le installazioni presenti: per esempio, nella sala tre è possibile, inserendo l'iPhone nella fessura di un tavolino, aprire l'immagine di un piatto, sul quale è possibile trascinare le immagini dei piatti preferiti che poi si ritroveranno nella memoria del cellulare.
Non è facile raccontare la poesia delle immagini proiettate su dischi, che si muovono come fiori di loto sull'acqua, e sugli specchi che li circondano, narrando come l'intervento dell'uomo sulla natura abbia creato un paesaggio armonioso (l'armonia è il tema di tutto il padiglione) così vi mostriamo qualche secondo di questa installazione.
Divertente e istruttiva la parete con tutte le forme possibili del sushi, e le miniature dei cibi trasformate in orecchini e portachiavi davvero "kawaii" (carini).
La cosa più spettacolare, però è il teatro con il ristorante del futuro, dove il cibo virtuale si pesca con le bacchette da un piatto-schermo, imparando i saluti che si fanno prima e dopo il pranzo (per i più curiosi si dice Ita-Da-Kima-Su per ringraziare chi ha preparato prima di iniziare a mangiare, e Gochi-So-Sama per ringraziare dell'ottimo pasto che ha preparato per noi) e finendo con uno spettacolare e coinvolgente karaoke che celebra il concetto di WA, armonia, mentre alcune hostess girano fra il pubblico con simpatici mezzi di trasporto con una sola ruota, che per visitare Expo farebbero tanto comodo.
Russia
Bellissimo l'ingresso sotto il cielo di specchi. Interessante ma decisamente retorica l'idea di mettere la terra russa ai lati della sala d'ingresso (anche se a me ha fatto venire in mente il padre di Woody Allen in "Amore e Guerra".
Divertente il ristorante che ricorda il mito dell'Orient Express; artisticamente interessanti i poster che richiamano l'arte dei suprematisti russi ma nel complesso un po' troppo autocelebrativo (difetto che ritroveremo altrove, molto più vicino a noi). Però non abbiamo potuto resistere alla tentazione (erano anche in sconto a soli 10 €) di acquistare le magliette con il simpaticissimo orso-matrioska: non dimentichiamoci, del resto, che "Masha e Orso", la serie a cartoni animati più amata dai bambini in questi mesi, nasce proprio da una fiaba russa.
Marocco
Il Marocco è il primo padiglione dove la nostra amica ipovedente ha avuto stimolazioni che non fossero solo uditive: dalle rose essiccate agli agrumi dell'Atlante, fino alle candele e alle spezie dello shop (curcuma per me e cannella per mia moglie) e, per finire, il meraviglioso giardino di rosmarini, ulivi e agrumi che circonda il padiglione e che fa da contraltare al bellissimo bosco dell'Austria di cui abbiamo già parlato.
Qatar
Dal giardino del Marocco si vede il padiglione del Qatar, e il nostro consiglio è di limitarvi a vederlo da lì: a parte l'interessante messaggio sull'ottenere piante dal deserto attraverso la costruzione di serre e l'uso delle energie alternative, la qualità estetica delle installazioni è davvero molto bassa.
Bastino per tutti il container che vomita per terra una serie di cartoni da spedizione e la spirale discendente dove, su una copia in tela dell'albero della vita, vengono proiettate immagini di bassa qualità fotografica e raggi laser da discoteca anni Ottanta, accompagnati da una musica noiosa, in grado di essere finta sia quando aveva cadenze etniche, sia quando si piccava di modernità. Si capisce che non ci è piaciuto?
Mac Donald (pausa pranzo)
L'idea era bella: utilizzare Expo2015 per lanciare in modo potente il sistema di ordinazione con grandi touch screen che, presumibilmente, arriveranno presto in tutti i ristoranti d'Italia, e che noi amanti della tecnologia guardiamo con un occhio di favore.
Durante la nostra visita però qualcosa non ha funzionato: abbiamo prenotato, pagato con la carta di credito e ci siamo poi messi in fila per ritirare il nostro sacchetto, seguendo la preparazione del nostro ordine, sui monitor sopra le teste degli operatori al bancone.
I monitor tuttavia hanno iniziato a non funzionare: i ragazzi sono stati costretti a gridare i numeri, anche aiutandosi con un megafono che ci gracchiava nelle orecchie, la gente ha iniziato ad accalcarsi senza rispettare le vie di uscita... Insomma, dopo aver atteso quasi un'ora ci siamo allontanati facendoci largo a gomitate per uscire. Speriamo sia stato soltanto un caso: era un sabato davvero pieno di gente, del resto.
Ecuador
Bellissima la facciata, ricoperta da infinite catene colorate; dentro, la sorpresa di poter non soltanto vedere filmati e ascoltare musiche, ma (e questo la nostra amica ipovedente lo ha particolarmente apprezzato) annusare i profumi dei prodotti tipici di questo Paese, che ci è davvero venuta voglia di visitare: il cacao, le banane, il tonno, i gamberetti erano contenuti in teche di cristallo sulle quali scorrevano immagini-ologramma esplicative (anche questo lo rivedremo altrove) e che ad altezza del naso diffondevano gli aromi di queste delizie. Fino ad arrivare alle rose che, abbiamo scoperto, in Ecuador arrivano a essere alte fino a due metri!
Anche qui il momento del divertimento non manca, con un divertente concorso a premi che mette in palio dei biglietti per le Galapagos a chi si cimenta nel ballo di Boobie, la mascotte del padiglione: una simpatica sula dalle zampe azzurre. Sono azzurre, abbiamo scoperto, perché colorate dai pigmenti contenuti nei crostacei che mangiano, e che per le femmine della specie rappresentano una vera attrattiva: se i diamanti sono i migliori amici delle ragazze, i crostacei sono i migliori amici delle femmine di Sula.
Chile
Bella la salita sotto un cielo di pietre, mentre una suggestiva voce femminile narra una poesia di amore e di natura, e non male neanche la sala delle persone, dove un agricoltore, una vignaiola, un pescatore e una donna che cucina l'agnello ci mostrano i loro gesti quotidiani: posizionandosi sotto gli altoparlanti esattamente di fronte a loro, si distinguono chiaramente i rumori di fondo di ognuna delle singole attività, senza sentire le altre. Un trucco sonoro che è stato particolarmente apprezzato dalla nostra amica ipovedente.
Si prosegue con un filmato suggestivo prima di arrivare a una installazione davvero interessante, dove su uno schermo interattivo si può seguire il percorso dei vari prodotti cileni in giro per il mondo.
Dance, Dance, Dance
All'uscita del padiglione del Cile, una band intratteneva i visitatori con trascinanti ritmi latino-americani, alternandosi con la Slovenia e il suo dance-pop-romantico. Di fronte al Kazakistan volavano le note di una conturbante violinista
... ma l'intervento che abbiamo apprezzato di più, nel viaggio fra un padiglione e l'altro è stato quello di fronte al padiglione Francese: un dj-set davvero potente dei Total Warr; niente a che vedere con le atmosfere ironiche ed eleganti di questo loro video:
...ma un vero e proprio inno al divertimento che si sposava alla perfezione con la folla che si muoveva nel decumano.
Padiglione Italia
Passeggiando lungo il cardo, la strada che porta a Palazzo Italia e all'albero della vita, abbiamo baciato la mela Melinda, abbiamo aiutato a costruire un mosaico di Ravenna, ci siamo fatti la foto con le maschere di Bergamo e abbiamo ascoltato un concerto di un coro calabrese. Tutto questo, guardando l'interminabile fila che si snodava al nostro fianco, e che faceva citare alla nostra amica ipovedente una vecchia canzone di Enrico Ruggeri, "Polvere" quando diceva "coi pochi vantaggi che la mia condizione mi dà".
Probabilmente la parte più interessante dell'intera operazione è la costruzione stessa: anche se l'aspetto ricorda un po' troppo da vicino il "nido" costruito per le olimpiadi cinesi, l'idea vincente è quella di utilizzare un tipo di cemento che nel colore ricordi il marmo di Carrara e che nella sua struttura è decisamente all'avanguardia, creato per filtrare l'inquinamento e purificare l'ambiente interno.
Siamo stati chiamati fuori dalla fila dei passeggini e siamo stati accompagnati sull'ascensore, direttamente nella "sala degli specchi": spettacolare, bellissima, caleidoscopica la proiezione delle bellezze (davvero tantissime) del nostro Paese, ma il trucco, per quanto bellissimo e incantevole, da osservare fino alla fine del ciclo delle proiezione, finisce lì.
All'uscita ci attende la Vucciria di Guttuso, ma sembra un po' dimenticata da qualcuno durante l'allestimento.
Quando si passa alle interviste a personaggi famosi sull'unicità dell'Italia, nella algida fissità del bianco e nero, si sente la nostalgia del colore e della dinamicità delle installazioni di analogo contenuto viste, per esempio, nel padiglione Angola e la pregevolissima idea di dare spazio ai progetti innovativi viene illustrata in schermi-vetrina che ancora una volta usano la tecnologia delle proiezioni olografiche senza riuscire ad essere spettacolari o coinvolgenti. La più divertente, in ogni caso, è quella dedicata al pecorino.
Lo spazio dedicato ai bambini delle scuole era chiuso, quindi ci siamo diretti verso l'uscita, francamente un po' delusi, calpestando le mattonelle con le erbe che però ci piacerebbe avere in casa.
Padiglione Zero
Ancora alle sette di sera, la coda al padiglione zero era lunghissima. La nostra amica però desiderava visitarlo, e ci siamo entrati (qui i disabili saltano subito tutta la coda). Abbiamo
già descritto questo padiglione nel primo post dedicato a Expo2015, ma qui vale la pena di sottolineare la disponibilità del personale, che ha consentito alla nostra amica e alla sua accompagnatrice di toccare le statue degli animali nella terza stanza, e di accarezzare la bellissima statua di Mimmo Palladino che ora arricchisce l'arena all' aperto.
Uno smoothie al mango prima di uscire ha concluso la nostra seconda visita. Non sappiamo se ce ne sarà una terza, ma Kazakistan, Cina, Francia e Germania (anche senza emissioni truccate...) ci stanno ancora aspettando.
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